romagna arte e storia

Rivista di cultura

 

 

Anno XXXIV / numero 100 / gennaio-aprile 2014

 

Cento numeri, una storia

 

Pier Giorgio Pasini
Storia di un’avventura

Romagna arte e storia è arrivata al numero cento. Per una rivista di cultura locale cento numeri cominciano a essere una bella cifra (e anche un bell’ingombro, penserà qualcuno, dato che occupano uno scaffale di più un metro!).

Per molti di noi della redazione significano più di trent’anni di impegno.

L’avventura è cominciata fra il 1979 e il 1980.

Appunto in quegli anni tre amici riminesi elaborarono il progetto di una rivista di cultura riguardante la Romagna: che stimolasse nuove ricerche, che raccogliesse contributi altrimenti dispersi, che invogliasse soprattutto i giovani ad interessarsi alla storia e all’arte della loro terra con ricerche originali, che fosse indipendente da vincoli istituzionali. Allora non c’erano molti strumenti del genere a portata di mano, cioè molte opportunità di pubblicare tempestivamente studi che non fossero saggi ponderosi (per essi era disponibile "Studi Romagnoli") o brevi notizie per lo più di taglio leggero e di carattere letterario e folclorico (per le quali ancora si poteva utilizzare "la Piè", antica e decaduta) o studi specialistici (come "Faenza" per la ceramica).

Senza dubbio, almeno in teoria, c’era lo "spazio" per una rivista seria e di piacevole consultazione che toccasse i temi della storia e dell’arte regionale; ma la sua realizzazione si rivelava problematica: le difficoltà da superare infatti erano molte, anche perché si voleva che l’eventuale iniziativa non fosse vincolata da contributi pubblici e quindi rimanesse completamente libera e indipendente.

I tre amici erano Ferruccio Farina, Franco Fellini, Pier Giorgio Pasini.

Ma dare concretezza a quell’idea non era facile, perché occorreva affrontare problemi di carattere organizzativo e finanziario, oltre che scientifico. Franco Fellini, con l’appoggio di Ferruccio Farina, si impegnò a superare i problemi organizzativi e a trovare i necessari finanziamenti che dovevano garantire alla rivista una vita assolutamente autonoma dalle istituzioni civili o politiche; Ferruccio Farina e Pier Giorgio Pasini individuarono una serie di collaboratori e un corpo redazionale che coprisse tutte le realtà regionali e che fosse disposto a lavorare disinteressatamente, cioè senza sperare di guadagnare una lira.

Nel 1980 nacque un primo abbozzo di redazione: oltre ai riminesi "fondatori" ne facevano parte Giordano Conti e Claudio Riva (Cesena), Enzo Bonzi (Faenza), Giordano Viroli (Forlì), Franco Ricci (Ravenna), cui dal terzo numero si aggiunse Giovanni Rimondini (Rimini). Dopo alcuni anni Viroli e Ricci, che peraltro in redazione non si erano mai visti, lasciarono; e nel 1983 e nel 1993 lasciarono Bonzi e Rimondini. Furono sostituiti prima da Giorgio Gattei (Bologna), e poi da Bruno Ballerin (Cesenatico) e Dante Bolognesi (Ravenna). Si era intesi che la direzione scientifica della rivista sarebbe stata collegiale, e che il direttore responsabile (Pier Giorgio Pasini) era veramente tale, cioè responsabile solo nei confronti della legge. Questo fatto avrebbe comportato delle riunioni di redazione frequenti per avanzare e raccogliere suggerimenti, impostare il lavoro, promuovere nuove iniziative e nuovi studi, scegliere i contributi giunti in redazione, dare uniformità ai testi e alle note, rispettare i tempi di stampa.

Subito si decise che l’ambito dei contributi della rivista non avrebbe dovuto riguardare né l’archeologia, né la storia contemporanea; e che i saggi da richiedere o da accettare fossero in genere abbastanza brevi, per poter conferire ai fascicoli una certa varietà di temi (certo non sempre la serietà e l’esaustività degli studi si può conciliare con la brevità: e infatti questa decisione fu poi materia di eccezioni e di ripetute discussione in seno alla redazione). Si era intesi anche che la redazione non si sarebbe occupata di problemi economici e pratici, affidati alla responsabilità dei promotori-fondatori.

Nacque così romagna arte e storia, rivista quadrimestrale di cultura; il primo numero è del gennaio-aprile del 1981.

Il lavoro pratico (di impostazione burocratica e finanziaria e amministrativa, così come l’impostazione e la gestione dell’indirizzario) fu lento e pesante, e spesso impegnò amici e professionisti "esterni"; come del resto l’impostazione grafica, affidata ad un bravo grafico francese attivo nel riminese (Noel Bessach). Per la parte tipografica per anni ci si rivolse ad una vecchia tipografia di Rimini, che però garantiva la sola stampa, sicché occorreva fornirle dei menabò completi, impaginati manualmente con forbici e colla, dopo aver personalmente assistito la linotipia, spedito bozze: tutto lavoro a carico dei riminesi. Ancora non si profilavano all’orizzonte i metodi di composizione e stampa elettronici, che in seguito hanno di molto agevolato e sveltito le procedure.

Oltre che a Rimini le riunioni di redazione avvenivano a Cesena, a Cesenatico, a Ravenna, sempre in casa di qualcuno dei redattori: in effetti la rivista non ha mai avuto una vera sede, e tutto è stato sempre molto precario e affidato alla buona volontà, alla perseveranza (o all’ostinazione) e alle capacità (anche di sopportazione) dei redattori: il "prodotto" però fu professionalmente corretto e presto acquisì un respiro nazionale, per la presenza di collaborazioni importanti, anche di studiosi stranieri. Faceva pensare ad una "grande" organizzazione, tanto che alla rivista non tardarono a giungere richieste di indire convegni e giornate speciali, e tanto che cominciò a diffondersi l’idea che dietro alla rivista ci fosse qualche promotore occulto (tra le voci più ridicolmente surreali ci fu anche quella che la considerava una iniziativa della città di Rimini per accreditarsi culturalmente, nel tentativo di accelerare il processo per diventare "provincia).

Oltre che risolvere i problemi burocratici, organizzare il lavoro e fare la rivista occorreva farla conoscere; per questo vennero avviate – soprattutto per merito di Ferruccio Farina - diverse iniziative, sulla stampa, per posta, con manifesti e locandine, con presentazioni pubbliche a Forlì, a Cesena, a Rimini. Ben presto si constatò che la rivista veniva apprezzata, come dimostravano non solo le numerose collaborazioni offerte e l’incoraggiante corrispondenza con studiosi importanti, ma anche le recensioni sulla stampa; con qualche riluttanza da parte del giornalismo ‘corrente’, sempre sospettoso nei confronti delle iniziative serie: per esempio quando è stato conferito a Piero Meldini il "premio Guidarello" per la ristampa di un bel saggio sulla piada romagnola apparso per la prima volta su "Romagna arte e storia", la nostra rivista, non è stata neppure citata.

La proprietà della rivista è sempre stata di "Romagna arte e storia sas" che da subito si è costituita come casa editrice; solo per la diffusione, e solo per alcuni anni, si tentò la strada dell’affidamento a distributori esterni. Tutto veniva "fatto in casa" volontariamente, anche la correzione e la spedizione delle bozze e l’organizzazione delle spedizioni postali, cercando di risparmiare il più possibile sui costi per mantenere accettabile il prezzo dei fascicoli. Il poco attivo di bilancio – quando c’era - veniva utilizzato per rendere sempre più ricchi i fascicoli e particolarmente i numeri "monografici", che finirono per diventare delle vere e proprie monografie su temi specifici, ed ebbero fino al 2008 una cadenza annuale. Ci si era proposti di fornire fascicoli di un’ottantina di pagine; ma in media finirono quasi sempre per superare le 100 pagine (ma alcuni hanno sfiorato o superato le 200), per poter contenere almeno sette-otto saggi di vario argomento.

L’idea dei numeri monografici nacque all’interno della redazione prestissimo, per dare risalto e consistenza a temi scelti dalla redazione stessa e affidati a studiosi interni alla redazione o a studiosi amici esterni; talvolta ebbero carattere miscellaneo, talaltra di vere e proprie monografie dovute a un singolo o a pochi autori, e sempre impegnarono fortemente la redazione.

Non sono mancati, specie nei primi anni, anche "esperimenti" editoriali collaterali. Nel 1982 vide la luce la ristampa di Romagna di Alfredo Panzini a cura di Ennio Grassi, Andar per musei, guida all’ uso dei musei della Romagna meridionale, a cura di Pier Giorgio Pasini; nel 1983 Coriano : contributi per una storia locale a cura di Paolo Zaghini, ; nel 1985 Ville e paesaggio a Bertinoro a cura di Aramini, Ferri, Gori e Marchini; nel 1987 Le donne del Cagnacci di Pier Giorgio Pasini. Dal 2007 sono editi da Romagna arte e storia gli atti delle "Giornate internazionali Francesca da Rimini" che si tengono tra Rimini e Los Angeles. Ma la missione prima restava e resta l’edizione della rivista.

Un primo bilancio si ebbe nel 1991, con la presentazione degli indici dei suoi primi dieci anni di vita, in cui venne confermata la linea tenuta fino a quel momento: la rivista come luogo di coagulo, di incontro ideale, come strumento di comunicazione non effimero e non accademico per chi vuole occuparsi seriamente di studi locali intesi come ricerca e riflessione su dati concreti, come strumento liberamente accessibile e libero da condizionamenti.

Nel 1998 è venuto a mancare uno dei fondatori e principali animatori della rivista, Franco Fellini; che si occupava dell’amministrazione e delle incombenze pratiche, tante e sproporzionate per la dimensione della nostra "casa editrice". Supplire alla sua mancanza non è stato facile anche perché risale proprio a quegli anni l’aumento esponenziale di sempre nuove complicazioni burocratiche, amministrative e fiscali che ci hanno imposto la decisione di terminare l’era del "fai da te", dopo ben trentacinque anni, e di affidare l’edizione dei fascicoli all’editore Massimo Panozzo. Così, proprio da quest’anno, un nuovo amico entra nella nostra squadra e la nostra rivista, immutate la proprietà della testata e la redazione, e soprattutto immutate le linee guida originarie, inizia un nuovo ciclo di vita con rinnovato entusiasmo.

 

Per festeggiare la pubblicazione del n. 100 e i trentacinque anni di attività della rivista,
ideata e fondata nel 1980,
verrà realizzato l'evento

 

 

Interverranno ROBERTO BALZANI e PIERO MELDINI
con una riflessione sull'attualità e il valore degli studi di storia locale
Iniziativa aperta ai collaboratori, agli amici della rivista e al pubbico
 

Rimini, "Sale antiche" della Biblioteca Gambalunga
20 febbraio 2015,
ore 17

 

Locandina invito

Locandina invito

 Abbonamenti alla rivista, singoli fascicoli e arretrati possono essere richiesti a
editriceilpontevecchio@gmail.com

 
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